L’affascinante ricerca del METS “Sguardi sulle scritte dei pastori”, presentata “a casa”, in Val di Fiemme

Sulla roccia del Monte Cornon, in Val di Fiemme, sono stati dipinti nei secoli - dai pastori custodi delle greggi - 48.000 messaggi fissati sulla pietra con ocra rossa mista a latte ovino e caprino. Marta Bazzanella, funzionaria conservatrice del METS-Museo etnografico San Michele ha effettuato una lunga e appassionante ricerca confluita nel volume edito dall’istituzione museale “Sguardi sulle scritte dei pastori”. Venerdì 19 maggio alle 20.30 nella Sala consiliare del Comune di Predazzo, l’autrice dialogherà con Enrico Cavada, archeologo già funzionario della Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia autonoma di Trento. Il focus, nel contesto della presentazione del libro, sarà dedicato “all’economia dell’incolto nella storia antica di Fiemme”. L’entrata è libera e gratuita.


Il massiccio del Monte Cornón si trova sopra i paesi di Tesero, Panchià, Ziano di Fiemme e Predazzo. Tutti i segni/scritte che i pastori hanno lasciato sono arrivati fino a noi perché i pastori che pascolavano pecore e capre li hanno dipinti usando dell’ocra rossa reperibile sulla stessa montagna - il ból o ból de bèssa, di pecora -, chiamato così perché in passato serviva a contrassegnare le pecore. Per fissare il colore sulla roccia si avvalevano del latte degli stessi ovini o caprini mescolato, usando un ramoscello di ginepro, all’ocra rossa. La scritta più antica - scrive la curatrice Marta Bazzanella - è di data incerta, fra il 1430 e il 1470. Le scritte rosse sedimentate sulle rocce chiare del Monte Cornón sono visibili percorrendo le strade e i sentieri della montagna. Raccontano frammenti di storie che contribuiscono a “definire” il tessuto socio economico del territorio alpino della Val di Fiemme. La ricercatrice Bazzanella, coadiuvata da Silvia Dal Piaz e Ovidiu Tanase, ha documentato questa preziosa testimonianza con un apparato fotografico notevole frutto degli scatti di Flavio Delli Zotti, Laura Gasperi, Sandro Gilmozzi, Andrea Zorzi e Denis Zorzin
Il lavoro di ricerca si è potuto realizzare grazie anche alla compartecipazione del Bacino Imbrifero Montano dell’Adige, della Comunità territoriale della Val di Fiemme e delle Amministrazioni comunali di Panchià, Predazzo, Tesero e Ziano di Fiemme.