Al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina “i Suoni di Vaia” e i “Segni di Vaia”

Stamane, dopo l’incontro della Giunta provinciale, al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, è stata presentata l’iniziativa “i Suoni di Vaia” che inaugurerà giovedì 28 aprile, al Museo di San Michele all’Adige. “i Suoni di Vaia”, è un’esperienza emozionale intensa che suggerisce ampie riflessioni: un percorso sonoro particolarmente coinvolgente con alcune testimonianze audio di persone di età diversa. A precedere l’ascolto, si potranno ammirare “i Segni di Vaia”, undici scatti fotografici d’autore e, in prima proiezione assoluta, un video sul rapporto Uomo/Natura. Poi, nel periodo maggio-ottobre 2022, un ciclo di incontri di carattere scientifico-antropologico-divulgativo, per approfondire le tante tematiche suggerite da un evento meteorologico estremo come quello dell’ottobre 2018.  

 

“i Suoni di Vaia”

“i Suoni di Vaia” nascono da un’idea di Claudio Lucchin architetto bolzanino di successo dalle molteplici esperienze professionali. La sonorizzazione e le musiche sono di Elisa Pisetta e Cristian Postal. Le testimonianze audio Ines Bastiani, Alessandra Frisanco, Paolo Nicoletti, Marco Pisetta e Angelica De Girardi

 

“i Segni di Vaia”

Le 11 emblematiche fotografie sono di Roberto Besana. Il video sul rapporto Uomo/Natura, di grande efficacia contenutistica, è ideato da Davide Grecchi e Roberto Besana su testo di Mimmo Sorrentino.

Il percorso di fruizione dell’esperienza propone un primo approccio che coinvolge la vista: si ammirano immagini fotografiche; quindi i sensi coinvolti, unitamente, diventano vista e udito con immagini e audio; poi solo l’udito con audio, musiche e testimonianze.

Il pubblico potrà fruire dell’invenzione narrativa sonora “i Suoni di Vaia” e de “i Segni di Vaia” fino al 29 ottobre 2022, giorno che, nel 2018, segnò drammaticamente, oltre alla regione Trentino Alto Adige, un territorio molto vasto.

 

La Tempesta Vaia

Con inaudita intensità la tempesta si abbatté a fine ottobre 2018 su tutto il nord-est italiano, in particolar modo su: Trentino, Alto Adige, tutta l’area delle Dolomiti UNESCO, quindi Veneto e Friuli Venezia Giulia, meno nel nord ovest italiano, in Svizzera e in Austria. Venti fortissimi raggiunsero la velocità di 217,3 chilometri orari sul passo Rolle. In soli tre giorni - 27, 28 e 29 ottobre - piogge torrenziali fecero registrare sulle montagne del Trentino e del Veneto fino a 715,8 mm, superando di molto i dati dell’alluvione del 1966. Otto persone, complessivamente, persero la vita, i danni furono elevatissimi, stimati in ben oltre tre miliardi di euro. Un patrimonio forestale di milioni di alberi venne schiantato al suolo dalle potentissime raffiche di vento, distrutte decine di migliaia di ettari, 41.000, di foreste alpine di conifere. Da cos’è stata motivata questa devastazione, al di là dei dati di carattere metereologico? Perché quella pioggia torrenziale così insolita per le latitudini dell’Italia settentrionale? Perché quel vento di scirocco a velocità "uragano"? Perché tutti quei danni mai ricordati a memoria d’uomo? Che cosa ha provocato quel fortissimo vento che, secondo le stime, ha abbattuto 42 milioni di alberi, un dato mai registrato in epoca recente in Italia? Al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina saranno diverse e in varie modalità le occasioni per riflettere insieme.