Il costume del volk

Il costume del volk

La mostra ha raccolto un centinaio di esemplari dei «nuovi» costumi folk proponendo con una parata trionfale le specifiche modalità della costruzione contemporanea di un oggetto simbolico che appare ancor oggi carico di una sua misteriosa efficacia.
Due sono stati i concetti cardine messi in luce: quel vestirsi «alla paesana» che, con altrettanta bonarietà, vuole individuare nel paese, ovvero in una visione un po’ idealizzata e comunque senza tempo della comunità locale, il luogo e lo scenario propri del realizzarsi di una identità, e quello del Volk, che suggerisce bonariamente il lontano legame della popolaresca nostrana con la scoperta dei popoli propria del romanticismo d’oltralpe.
Nel Trentino il fenomeno del costume tradizionale fa riferimento infatti a una condizione paesana originaria e ideale, al mondo un po’ idealizzato dei contadini piccoli proprietari colto nel momento (1800-1850) del suo affacciarsi a una condizione ingentilita e semiborghese, ben rappresentata dal vestito della festa. Il costume narra anche una concezione della vita paesana fondata sull’attrazione dei sessi. Come in una grande festa da ballo, la teatralizzazione dell’incontro tra uomini e donne domina uno spettacolo in cui i figuranti rimettono in scena le movenze del corteggiamento ovvero rievocano il coronamento dell’atto nuziale.
Ecco dunque lo spettacolo dei costumi, che alla mostra abbiamo visto messo in scena con grande evidenza, rappresentare una sorta di allegoria pastorale o una specie di oleografia paesana: una narrazione del passato allusiva ma efficace.