Ep. 3. Ischiazza: "Sbocciava di tutto, era il paradiso"
Ep. 3. Ischiazza: "Sbocciava di tutto, era il paradiso"
Presentazione podcast di Sara Sartori
Val di Fiemme, 4 novembre 1966. L’alluvione travolge Maso e Ischiazza e non resta che abbandonarli. Ci vivevano un centinaio di persone. C’erano campi, prati e animali. Era tutto in miniatura, e chi cercava lavoro, prendeva la mulattiera nel bosco e se ne andava. Lorenzo, Narcisa, Italo e Franca raccontano la vita essenziale di allora e come la brentana sia stata complice di un destino già segnato. Oggi sulle rive dell’Avisio di quella vita antica rimangono solo ruderi, rovi e sterpaglie. Il nuovo è a monte, è il Villaggio Svizzero costruito per dare una casa a chi l’aveva persa.
Le musiche sono in Creative Commons da Fifty Sounds. I titoli di questo episodio sono: Morpheus, From the Suburbs, Out of time, Little Changes e Needle in a Haystack. Un ringraziamento ad Andrea Cocco per la voce del conduttore del Tg.
Approfondimenti di Lorenza Corradini
Ischiazza è costituito da una manciata di ruderi, un minuscolo paese “fantasma” situato nel fondovalle del Comune di Valfloriana a breve distanza dal torrente Avisio, ai margini di una antica golena. Oggi come ieri Ischiazza è raggiungibile solo con una mulattiera. Il villaggio, costituito da 6 o 7 ruderi di casoni e da una piccola chiesetta ottocentesca, era stato costruito con pietre reperite sul posto, calce lì estratta e legname ottenuto dall’impressionante estensione dei boschi. I campi che in passato bordeggiavano il villaggio vengono tutt’oggi ricordati come molto fertili dagli abitanti di Villaggio: “Lì si poteva coltivare qualunque cosa, meglio che sulla montagna”. Un essiccatoio collettivo permetteva il trattamento del mais, che poi veniva sfogliato. Si viveva anche grazie all’allevamento minuto di ovini e bovini.
A Ischiazza c’erano circa 40 persone suddivise in più famiglie che abitavano in più nuclei famigliari per ciascuna casa. Gli uomini erano considerati maestranze molto apprezzate per la lavorazione del legno. A Maso invece le persone erano circa 30.
Nel pomeriggio del 4 novembre 1966, durante l’alluvione, il paese di Ischiazza finisce parzialmente sommerso da due distaccamenti franosi partiti dal ripido versante sopra il paese. Oltre alle frane un'onda di piena, causata dalla tracimazione della Diga di Stamentizzo dell'Enel, porta alla distruzione delle campagne per via dei detriti, massi di tutte le dimensioni e ghiaia portati dal fiume.
Il paese di Ischiazza viene evacuato a forza dal parroco, appena prima che la frana si staccasse dal versante vallivo. Il paese è quindi invaso dalla piena delle acque fluviali e dai detriti della frana del bosco sovrastante. Il giorno dopo verranno portati via gli animali da stalla. L’alluvione causerà quindi la distruzione delle campagne e di una casa, mentre le altre verranno investite ma reggeranno l'urto. Anche il piccolo paese di Maso viene interessato da frane e giudicato inagibile. Negli anni ’70 verrà risanato, ma poi nuovamente abbandonato.
Il Villaggio Italo-Svizzero è costruito in tempi record (2 anni dalla tragedia) in un pianoro della stessa montagna che sovrasta Ischiazza e Maso. Nasce grazie ai contributi di: Croce Rossa Svizzera e Italiana, regioni Trentino - Alto Adige e Valle d’Aosta. Vi risiederanno gli sfollati delle molte zone della Valfloriana dichiarate inagibili. I rifugiati hanno pagato una pigione agevolata, mentre negli anni ‘90 è stata data la possibilità di acquistare le proprietà con il riscatto dell’affitto. Tuttavia molti giovani, cresciuti nel nuovo insediamento, si sono trasferiti nelle città per trovare un’occupazione e tanti abitanti, che hanno vissuto le vicende legate all’alluvione in età adulta, sono venuti a mancare. Valfloriana oggi soffre quindi di spopolamento e alcune delle proprietà dismesse sono state vendute ai turisti come case di vacanza.
A Ischiazza i ruderi dei casoni sono in procinto di crollare e per questo motivo sono stati messi numerosi cartelli con divieto di avvicinamento. Anche Maso è disabitato, seppur meglio conservato.
Visita il sito della Rete di riserve Val di Cembra Avisio.