Ep. 2. Zambana: "La montagna frana sulle case"

Zambana Vecchia, 1955, Anonimo © Archivio della Soprintendenza ai monumenti e alle gallerie di Trento, Archivio fotografico storico provinciale, Unità di missione strategica soprintendenza per i beni culturali – Provincia autonoma di Trento. Zambana Vecchia, 1955, Anonimo © Archivio della Soprintendenza ai monumenti e alle gallerie di Trento, Archivio fotografico storico provinciale, Unità di missione strategica soprintendenza per i beni culturali – Provincia autonoma di Trento.

Ep. 2. Zambana: "La montagna frana sulle case"

 

Presentazione podcast di Sara Sartori e Marco Romano

Val d’Adige, Zambana, 1955. Dopo varie avvisaglie, un enorme pezzo di roccia si stacca dalla Paganella. L’anno dopo una frana invade il paese. Bisogna correre, scappare. Adulti e bambini devono lasciare tutto, cambiare posto e vita. La chiesa, abbracciata dai sassi, è salva.
Si costruisce un paese nuovo ma qualcuno resiste e rimane, come Camillo e Franca.
Il cuore di tutti batte ancora per il vecchio campanile, e tanti si impegnano per tenere vive le usanze.
"È il giardino dell’Eden" dice Davide, che di Zambana vecchia è innamorato. Se la mattina non vede la Paganella "gli viene male".

 

Le musiche sono in Creative Commons da Fifty Sounds.
I titoli di questo episodio sono: Morpheus, Persephone, Amphitrite e Needle in a Haystack. 

 

Approfondimenti: dalla crisi all'oggi di Lorenza Corradini

La donna di Vatte del mesolitico, trovata nel riparo Vatte, la necropoli retica e le tracce d’epoca romana stanno a dimostrare come questi luoghi siano da sempre stati frequentati, nonostante la presenza di paludi bonificate dopo il 1850.

Zambana Vecchia (termine nato per indicare l’antico paese di Zambana, dopo l’insediamento del nuovo distretto) ha sempre sofferto per le scariche di massi dalla montagna. Per ovviare a questo problema, nel 1935 viene costruita in Val Manara una diga di sbarramento lunga 40 metri, ma l'intervento non è risolutivo. La notte del 7 agosto 1955 25.000 mq di materiale d’accumulo, fango e roccia scendono proprio da Val Manara. Quel giorno rimane danneggiata la partenza della funivia e vengono sgomberate 4 case. Successivamente, tra il 7 settembre e l’11 ottobre di quell’anno, un enorme diedro di roccia si stacca dalla montagna, precipitando a valle e creando una frana che travolge la diga di sbarramento.

Volontari, vigili del fuoco e uomini del genio civile raggiungono Zambana per monitorare la situazione e incanalare le acque del rio Secco e del rio Maor. L’esercito, con potenti fari, continua a monitorare la parete della Paganella ancora pericolante. Il 25 novembre un altro enorme diedro si stacca: crollano 250 metri cubi di roccia causando un enorme fungo di polvere. La Provincia Autonoma di Trento decide di evacuare il villaggio fino al marzo successivo.

I quasi 700 abitanti di Zambana sono costretti a recarsi da parenti e amici o nelle strutture messe a disposizione. La maggior parte dei bambini e dei ragazzi, per motivi di sicurezza, era già stata mandata dalle autorità nei collegi di Trento, la separazione forzata delle famiglie è stata fonte di sofferenza.

Lo stillicidio di eventi calamitosi prosegue e il 22 marzo del ‘56 ci sarà una colata di detriti che sommerge gran parte del paese, quando i contadini sono da poco rientrati per svolgere i lavori agricoli. Dopo la frana del 16 aprile 1956 solo la chiesa e poche case, tra cui la scuola e l’asilo, sono rimaste in piedi.

Tra il ‘56 e il ‘57 le istituzioni pubbliche iniziano l’edificazione di Zambana "nuova”, ma le case risultano essere poche, cosicché alcune persone rientrano nelle proprie abitazioni di Zambana Vecchia. Nel 1957 il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi decreta inagibile il paese storico. Nel 1959 una colata di fango obbliga ad una nuova evacuazione, ma dopo i momenti più critici, qualche residente decide autonomamente di rientrare a casa.

La chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo resiste a tutti gli eventi calamitosi, così come il cimitero che continuerà ad essere utilizzato nel corso del tempo.

Negli anni ’80 verranno sbloccati maggiori fondi per Zambana “nuova”, già sorta sul territorio dell'allora Comune di Lavis, oggi Comune di Terre d'Adige.

La condizione di clandestinità dei residenti rientrati nelle loro case perdura fino a luglio 1985, quando a seguito della tragedia di Stava la Provincia decide di interdire definitivamente il paese. La volontà espressa dai politici di Trento è quella di allontanare definitivamente i residenti e di radere al suolo gli edifici. Inizia così una lunga battaglia tra le autorità e la cittadinanza che finisce con la capitolazione della Provincia, che decide di finanziare una serie di interventi di messa in sicurezza dell’abitato. Nel 1991 viene costruito un vallo protettivo e consolidata la parete ancora pericolante. Già nel 1993, l’allora sindaco di Zambana, Fabio Bonadiman, emette una ordinanza che consente la residenzialità del luogo.

In quegli anni questa località è stazione della funivia per la Paganella e fornisce un servizio di autocorriere e noleggio automobili con partenza da Trento per raggiungere la funivia a Zambana. A corredo della funicolare c’erano alcuni servizi turistici, quali: l’Albergo Filovia, la Trattoria Pietro Bernardi e l’Osteria Paganella. Il primo impianto è stato costruito nel 1925 per il tratto Zambana-Passo Santel. Dotato di due cabine per 14 postazioni, con portata massima di 56 persone all'ora, compie il tragitto in 12 minuti. L’esploratore Artico Umberto Nobile presenzia all’inaugurazione. Nel 1929 l’impianto viene allungato fino a 1900 m.s. La prima teleferica viene chiusa pochi anni prima del ’55, per decisione del sindaco. Si realizzerà successivamente un secondo impianto chiamato: La Direttissima. E' inaugurata l’8 dicembre del ’57 e chiusa nel ’79 per volere della Provincia a causa delle controindicazioni dovute all'estrema pendenza e ai 2000 m di dislivello (la partenza si trovava al di là del fiume Adige e arrivava presso il rifugio Battisti in Paganella). Viene chiusa a causa dei pochi avventori - spaventati dall’estrema verticalità dell'impianto, dalla sensazione sgradevole di finire nelle rocce e dal dondolio dovuto al vento dell'Ora del Garda - e a causa della continua usura dei cavi a causa dei violenti temporali, la cui sostituzione rendeva troppo costoso il mantenimento dell’intero impianto.

Oggi il borgo è in via di ripopolamento, alcune case sono state rinnovate, anche se la parte del paese a ridosso della chiesa non esiste più. Vengono organizzate due iniziative di richiamo: La festa dell’asparago e Antiche terre, iniziativa che rievoca i tempi passati per riappropriarsene.

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