Ep. 7. Strigno: "Una giornata da incubo"

Strigno, Ignoto, 1966 © Gabinetto Fotografico Nazionale, Archivio della Soprintendenza ai monumenti e alle gallerie di Trento, Archivio fotografico storico provinciale, Unità di missione strategica soprintendenza per i beni culturali – Provincia autonoma di Trento. Strigno, Ignoto, 1966 © Gabinetto Fotografico Nazionale, Archivio della Soprintendenza ai monumenti e alle gallerie di Trento, Archivio fotografico storico provinciale, Unità di missione strategica soprintendenza per i beni culturali – Provincia autonoma di Trento.

Ep. 7. Strigno: "Una giornata da incubo"

 

Presentazione podcast di Sara Sartori e Marco Romano

Valsugana, 4 novembre 1966. I fiumi che bagnano Strigno esondano uno dopo l'altro e travolgono tutto. Paolo sta facendo i compiti, Claudia gioca con un insolito rivolo che attraversa la piazza, Nereo ricorda l’acqua che scava buchi profondi. Sassi, legname e zolle di terra scendono veloci, fanno paura. Presa in mezzo al disastro, Rita scappa appena in tempo. Accorrono tutti, pure i lupetti. Nelle parole delle persone con cui abbiamo parlato , oggi ci sono ancora la forza di essere andati avanti insieme e la necessità di curare il territorio.

 

Le musiche sono in Creative Commons da Fifty Sounds. I titoli di questo episodio sono: Morpheus, In the Memory, Persephone, The Clock of Life e Needle in a Haystack. Le cronache citate sono tratte dal libro di Attilio Pedenzini, Acqua dal cielo e dalla terra: Strigno, 4 novembre 1966, pubblicato nel Quadrimestrale di informazione dell’Amministrazione comunale di Strigno, numero 3, dicembre 2001.

 

Approfondimenti: dalla crisi all'oggi di Lorenza Corradini

Strigno (506 m.) in Valsugana, oggi di fatto si trova in un’area coinvolta in un processo di conurbazione verso valle. Il piccolo centro storico è caratterizzato da grandi palazzi antichi del 1500 e del 1600. Strigno diventa Pieve intorno al 1430, quindi alcuni edifici hanno origini più antiche. Il borgo scosceso presenta alcuni palazzi in stile liberty, ma anche case accostate con i tipici ballatoi e graticci per l'essiccazione del mais.

Strigno si trova nell’imboccatura valliva che sale in direzione del Tesino. Il paese su un lato è affiancato dal torrente Chieppena, che si trova al di sotto di via Molini. Mentre più a ridosso dell’abitato, quasi invisibile, si trova il rio Cinaga. Questo oggi si sviluppa lungo un passaggio sotterraneo, dotato di grandi grate per l’ispezione. Il rio normalmente ha una portata d’acqua modesta, ma prende vigore in primavera durante il disgelo o durante i temporali. Il rio alimenta ancora oggi alcune fontane e un lavatoio dimenticato. A distanza, più a valle, scorre invece il fiume Brenta.

In paese alcuni pannelli realizzati a cura dell’Ecomuseo della Valsugana narrano la storia dei palazzi. Per fare un esempio, della ricca storia del luogo citeremo quella del palazzo Wolkenstein in via Pretorio, oggi adibito ad uso abitativo e sede dell’A.N.A. di Strigno. L'edificio in tempi antichi è stato quartiere ebraico, poi venduto nel 1779 al feudatario Wolkenstein. Nel 1843 viene acquistato dalle autorità austroungariche e utilizzato come palazzo di giustizia, con annesse le prigioni. Dopo la grande guerra diventa stazione dei carabinieri e successivamente biblioteca. Va ricordato che il borgo anticamente era subordinato all’autorità del vicino Castel Ivano. In questi giorni la piazza ospita i disegni di Pierluigi Negriolli. La narrazione dell’esposizione è incentrata sulle vicende della rivolta contadina del 1525.

Strigno, ma soprattutto il temibile torrente Chieppena, si sono trovati nell’epicentro della tragedia durante l’alluvione del ‘66, che in bassa Valsugana ha causato 7 vittime. Il 4 novembre 1966 è stata spazzata via la segheria ed è stato travolto e ucciso Tullio Waldner. Vengono investite in pieno: la fabbrica Baur - Foradori, il caseificio della Barricata e il suo allevamento di 500 maiali. A monte di Strigno sul Chieppena è collassato il ponte Gallina, tagliando fuori dalla viabilità Castello Tesino. Una funicolare garantisce i viveri nei giorni successivi al disastro. La brentana (l’onda di piena) delle 15.30 diviene una sorta di cascata di 40 metri d’altezza, che spezza alberi, sbriciolando ponti; un'altra terrificante ondata avverrà alle 19.30. Il letto del Chieppena ne esce devastato, nonostante la presenza, prima dell’alluvione, di briglie. Quella che era considerata dagli esperti un’ottima sistemazione idraulica, che però non ha retto in quei giorni. La successiva sistemazione idraulico-forestale del Chieppena ha previsto lo spostamento del torrente in un nuovo letto.

Il rio Cinaga, invece, ingrossato subisce due frane di acqua limacciosa all’altezza di Samone, invadendo la piazza di Strigno ma non facendo vittime grazie all’arginatura del ‘26. Il Rio Cinaga romperà le condotte dell’acqua per Strigno e gli altri paesi sottostanti. Strigno si trasforma in un letto del torrente.

Quest’area della Valsugana è pesantemente coinvolta anche delle alluvioni ottocentesche, in particolare nel 1802 vengono spazzate via dal fiume Brenta molte campagne. La coltivazione di queste costituiva la fonte di sostentamento delle famiglie, così che in tanti sono costretti ad emigrare.

La scrittrice trentina Sandra Frizzera scopre del tutto casualmente la storia di un villaggio in Bosnia Erzegovina: Stivor, dove all’epoca (anni ‘70) si parlava il dialetto della Valsugana. Scrive così un romanzo basato sulla storia vera accaduta ai tempi dell’Impero Austroungarico, quando dopo un viaggio avventuroso ai coloni vengono assegnate le terre disabitate dei feudatari ottomani, nel mezzo del nulla. Il nascente paesino vivrà di autarchia e i trentini nel tempo si integreranno nella Iugoslavia di Tito. Ma  durante la guerra dei Balcani vengono concessi i documenti per potersi rifugiare in Italia così che, in una sorta di maledizione perpetua alcune famiglie si trovano, ancora una volta nella storia, a ricominciare una nuova vita con poco o nulla. Nell' Archivio dei Beni immateriali del METS una testimone racconta di aver vissuto in un rifugio di fortuna per un anno condividendo una stanza in più famiglie, e di aver panificato tutti i giorni come erano abituati al loro villaggio.

Riferimento bibliografico:

La brentana. L’alluvione del 1966 nella Valsugana orientale, Attilio Pedenzini (a cura di.) CROXARIE, Trento, 2006

GALLERIA FOTOGRAFICA (clicca sull'immagine)

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