Ep. 6. Mezzano: "Presi in una morsa"
Ep. 6. Mezzano: "Presi in una morsa"
Presentazione podcast di Sara Sartori e Marco Romano
Mezzano, Valle di Primiero, 4 novembre 1966. In montagna nevica, a valle piove che Dio la manda. Il Cismon rompe gli argini ed esonda. Scappano tutti, e scende pure una frana. Acqua, fango e detriti sono ovunque, il paese è semidistrutto. Arrivano i soccorsi: aerei americani, esercito, alpini. Gli abitanti trovano ospitalità nelle case di amici e parenti, i bambini vengono portati in un collegio lontano cento chilometri. Staranno lì fino a giugno. Ivano, Elena e Danila ricordano bene quei giorni tremendi. Angelo racconta che segnano un prima e un dopo per tutti.
Le musiche sono in Creative Commons da Fifty Sounds. I titoli di questo episodio sono: Morpheus, In the Memory, Amphitrite, From the Suburbs, e Needle in a Haystack.
Approfondimenti: dalla crisi all'oggi di Lorenza Corradini
Imer e Mezzano sono due paesi affiancati, a ridosso del medesimo versante montuoso boschivo. I due villaggi hanno un aspetto prettamente alpino, anche per la veduta sulle famose Pale di San Martino, ma si trovano a quote modeste, intorno ai 600 m. Questo aspetto fa di queste località luogo prediletto per la villeggiatura di persone anziane amanti della montagna, ma che necessitano di quote contenute e con clima relativamente mite. Oggi i due villaggi tendono all’espansione sia residenziale, che turistica.
A valle dei due paesi, lungo il pianoro erboso, scorre il torrente Cismon; mentre a monte molti rivi scendono a valle attraversando i paesi. Questo è il caso del rio San Pietro, un rigagnolo che divide Imer. Il rio ha la forza di alimentare un numero imprecisato di fontane, fontanelle e fontanoni. Queste in epoca contadina costituiscono la base per l'approvvigionamento idrico domestico, prima dell’introduzione di più moderni impianti idraulici. Attualmente il rio appare molto curato negli arredi urbani, abbellito da ponticelli coperti in legno lavorato e da fiori. Questi aspetti dimostrano la centralità e l’affezione al rio. Tuttavia questi rigagnoli, inoffensivi durante temporali e alluvioni, possono cambiare i loro connotati e trasformarsi in impetuosi torrenti piuttosto pericolosi. Proprio questo è accaduto sia a Imer che a Mezzano, il 4 luglio 1966.
L’inondazione, associata allo scioglimento di una recente nevicata, causa a valle l’esondazione del fiume Cismon, così che i due paesi rimangono isolati. Tuttavia il vero pericolo viene dalla montagna: il rio San Pietro diventa così gonfio e violento da investire e portarsi via alcune case. Un uomo, Francesco Boninsegna, che stava soccorrendo delle persone, viene travolto dai detriti di una delle case collassate.
A Mezzano, in zona Molarén (in dialetto del Primiero: terreno che molla) i rivi provocano un' enorme frana di fango e detriti che sommerge parzialmente il paese. Per alcuni giorni dopo il 4 novembre il fango continua a scendere dalla Val di Stona. 50 case vengono coinvolte, così come la chiesa e il cimitero, mentre una casa viene portata via dal torrente Cismon. I paesi rimangono isolati, senza acqua ed elettricità.
Un testimone dice che negli anni sono stati fatti molti lavori di assestamento, i rivi vengono tenuti puliti e non si è più assistito a frane e inondazioni, nemmeno durante la tempesta Vaia, tuttavia afferma i temporali sembrano sempre più violenti e fanno paura.