Il Museo, esempio di riuscito utilizzo dei princìpi della museografia moderna, ripercorre la filiera del porfido partendo dalla genesi della materia prima, estratta nelle cave della zona, per giungere ai manufatti realizzati in tutto il mondo con i prodotti finiti che da essa si ricavano.
Il vigneto, che si estende per poco più di mezzo ettaro, è composto da viti di lambrusco a foglia frastagliata piantate nei primi anni del Novecento, sopravvissute quindi alla fillossera.
La collezione, che costituisce importante documentazione del mondo agrosilvopastorale della val di Fiemme, è ospitata in un antico tabià di Bellamonte dietro all’Albergo Stella Alpina.
La raccolta rappresenta un bell’esempio della cura spontanea e dell’interesse con cui la cultura materiale dismessa viene ormai riguardata all’interno della comunità
La fucina a maglio idraulico, pienamente operativa fino a non molti anni fa, produceva a partire da masselli di ferro acquisiti sul mercato una gamma sorprendentemente ampia di attrezzi per l’agricoltura (zappe, vomeri, picconi), per il lavoro nel bosco (asce, scuri, cunei, scorzatoi, zappini), per la zootecnia e la pastorizia (pianelle da bue, forbici da tosa, ecc.) e per il lavoro artigiano.
Assemblato da Rosanna Cavallini, pittrice figurativa trentina e collezionista eclettica da sempre interessata alla cultura popolare, il Museo esplora, attraverso l’esposizione delle «cose delle donne», la dimensione esistenziale ed estetica dell’universo casalingo femminile
Ganglio fondamentale dell’economia cerealicola contadina, il mulino «vitruviano» a palmenti si trovava un po’ ovunque nelle valli del Trentino, presso piccoli e grandi corsi d’acqua di cui la regione abbonda
Caratteristica fondamentale del paesaggio alpino, il sistema della malga si basa sul permanere nel tempo di grandi estensioni di pascolo indivise, che consentono l’assembramento di grandi quantità di bestiame, e quindi l’avvio di una vera piccola industria casearia
Nella valle del Vanoi sono stati ristrutturati due mulini adiacenti. Nel mulìn de sóra, risalente al 1779, girano due ruote: una mette in azione l’apparato molitorio per la produzione di farina di granoturco, l’altra il pestìn per decorticare l’orzo
Il Sentiero si snoda tra il paese di Caoria (850 m slm) e la Malga Vesnòta di Sopra (1879 m slm)
Caratteristica imprescindibile della montagna antropizzata è la dimensione del sacro, che viene sovrapposta al territorio attraverso un tenue ma tenacissimo reticolo di segni
All’ingresso del pittoresco borgo di Canale, in ampi e altamente suggestivi avvolti in pietra, con il loro caratteristico pavimento in selciato e muri in pietra a vista, sono già da alcuni anni in bella mostra gli oggetti utilizzati un tempo per la coltivazione dei campi, l’allevamento e la lavorazione del latte
Il Museo, allestito da un’associazione culturale locale e spostato di recente in una nuova sede, raccoglie gli oggetti e gli attrezzi che un tempo erano utilizzati al caseificio sociale, nelle case e nei laboratori artigiani del paese
La mostra “La voce delle cose” allestita presso la Casa del sentiero etnografico, eredita gli oggetti raccolti dal Gruppo Alpini di Caoria ed esposti nell’ex caseificio della Famiglia Cooperativa, oltre a oggetti di nuova acquisizione, donati dagli abitanti del luogo
Il vecchio mulino dove visse è morì Maria Domenica Lazzeri, «l’Addolorata di Capriana» (1815-1848), è stato interamente restaurato e completato a cura del comune, con il posizionamento di nuove macchine molitorie, appositamente ricostruite da un esperto artigiano della valle
Casa Begna documenta l’organizzazione degli spazi e lo stile degli arredi di una casa contadina tradizionale di Carano, con la cucina, la stua, il fienile, l vòlto, la stala arredati con mobili e strumentazione donati al Museo dagli abitanti di quest’area della valle di Fiemme
Grazie alla vicinanza delle cave di quarzo, dei boschi che fornivano il combustibile, e della forza motrice dell’acqua del Sarca, all’imbocco della val di Genova nel 1804 sorse una fabbrica di cristalli e «galanterie»
Ultimo di molte generazioni di fumisti di Castello Molina di Fiemme, Lauro De Francesco ha voluto corredare il suo laboratorio di una splendida e bene ordinata collezione di stufe a olle monumentali
Il lavoro del bosco, e quindi la cultura forestale, è uno dei fattori che determinano non solo l’economia della montagna, ma l’intero equilibrio idrogeologico ed ecologico del nostro paese
Lo splendido palazzo fu la residenza estiva di Bernardo Clesio, principe vescovo di Trento, ed è da circa un secolo la sede della Magnifica Comunità di Fiemme, lo storico ente gestore dell’ingente patrimonio di boschi e pascoli che appartiene ai Vicini
La vecchia segheria comunale di Cavalese, attiva fino al 1973, è stata ripristinata a cura del Comune con il vecchio funzionamento ad acqua e viene oggi attivata nella stagione estiva a scopo dimostrativo
Inaugurato nell’estate del 2012, il laboratorio di tessitura è frutto dell’impegno profuso dall’Ecomuseo della Val di Peio per la valorizzazione della lavorazione delle fibre tessili così come veniva effettuata un tempo a livello domestico
Salendo in quota da Celentino, giunti a 1.979 m slm, si apre il campivolo di Malga Campo, dal quale la vista spazia dalle cime della Presanella a sud, a quelle dell’Ortles Cevedale a nord
I locali della vecchia segheria veneziana, che risale ai primi dell’Ottocento, sono stati riadattati per albergare un vero e proprio museo del legno
Nello storico quartiere di Quartinago, casa Marascalchi è stata abitata fino al 1962, anno in cui i proprietari sono emigrati. Gli ambienti hanno mantenuto la loro destinazione d’uso, con arredi e oggetti che venivano utilizzati dalla famiglia residente
Lungo il corso del rio Caino, sulla sinistra del fiume Chiese, il comune di Cimego ha ricostruito e riattivato una fucina e un mulino, dove hanno luogo laboratori di sperimentazione didattica
Lungo il torrente Arione, tra piccoli appezzamenti coltivati a cereali fino agli anni cinquanta, si trova un agglomerato di piccolissimi edifici aventi ognuno, un tempo, diversa funzionalità
Il Museo presenta il lavoro degli arrotini ambulanti originari di Cinte Tesino attraverso oggetti, documenti d’archivio, videofilmati e soprattutto fotografie, grazie alle quali viene individuato con il proprio nome ogni singolo moléta ritratto in un determinato contesto di lavoro
Il Museo nasce a seguito delle attività dell’Associazione Culturale Trentino mondialfolk, che da oltre dieci anni organizza a Coredo il Festival Internazionale del Folklore.
Di recente allestimento, il Museo mette in mostra a Coredo una ricca collezione di materiale etnografico che testimonia attraverso gli oggetti della cultura materiale le attività agrosilvopastoriali che si svolgevano in val di Non quando gli alberi di mele non avevano ancora occupato ogni spazio coltivabile
La segheria veneziana di Coredo, di proprietà comunale, era un tempo l’opificio più a valle di sei fra mulini e segherie che, qui come altrove, poco lontano dal paese, costituivano un piccolo distretto industriale di macchine idrauliche mosse dall’acqua di un acquedotto appositamente costruito a metà Ottocento
Bell’esempio di riallestimento di una casa contadina di dimensioni monumentali, delle quali è ricca l’etnografia delle valli Giudicarie e che, come in questo caso, affondano all’indietro di molti secoli le loro radici, essendo state peraltro abitate fino a pochi decenni fa
A Dimaro nel Cinquecento lavoravano 28 magli, gran parte dei quali situati nella valle del Meledrio in una zona denominata “Fosinace” (le vecchie fucine)
Il Museo è allestito nei suggestivi avvolti di tre edifici della frazione Cortalta, che si sviluppa attorno alla chiesetta di San Rocco mostrando ancora i tratti peculiari dell’insediamento rurale tradizionale
Nella vecchia canonica della pieve, che risale al Quindicesimo secolo, sono ben allestiti al pianterreno due ambienti della casa tradizionale
Nel Palazzo, severa costruzione del Quattrocento in stile tardo-gotico, già sede del «giudice minerario» ai tempi di Sigismondo, duca d’Austria e conte del Tirolo, è allestito un piccolo museo etnografico, organizzato su tre piani
Questa grande casa rustica del Quattrocento rappresenta in modo esemplare le caratteristiche dell’insediamento disperso, fondato sul maso isolato (in tedesco der Hof), tipico dei cosiddetti mòcheni, i coloni di lingua tedesca insediatisi in questa valle a partire dal Duecento
De Sog van Rindel è una sezione museale del Bersntoler Museum/Museo della valle dei Mòcheni, dedicata alla filiera del legno, ovvero al percorso che inizia nel bosco con le attività di abbattimento e di trasporto dei tronchi lungo le piste di avvallamento, e termina alla segheria, dove i tronchi vengono ridotti in assame
Nel mulino vi sono due macine da grano, oltre a un brillatoio e una pila da orzi, mossi un tempo da due ruote idrauliche, di cui una azionava anche una sega circolare e una piallatrice
La segheria dei Mein è così chiamata dal soprannome della famiglia proprietaria: i Tezzele Mèighen. Ultimo segantino è stato Ottorino Tezzele, che ha mantenuto l’opificio in funzione fino al 1975, con una produzione che soddisfaceva principalmente il fabbisogno locale
Lungo il profondo canyon del rio Sass un tempo erano attivi sette mulini e due segherie. Ultimo rimasto è il mulino Bertagnolli, dove si sono macinati frumento, grano saraceno, segale e mais fino al 1950
Di notevoli dimensioni, è datata all’inizio del Novecento e ha funzionato per una cinquantina d’anni, nel periodo in cui la vendita della calce costituiva un’integrazione al reddito delle famiglie contadine
La locale azienda apistica da anni raccoglie un po’ ovunque materiali relativi all’allevamento delle api e alla produzione di miele e di cera
Tipica casa contadina di questo remoto paesino di lingua cimbra, segnala le modalità di un abitare modesto, stretto tanto dal freddo incombente che dalla carenza di spazi
Antico opificio per la forgiatura di manufatti in ferro risalente al Settecento, ha lavorato fino a una ventina di anni fa
Al Museo sono allestite sezioni dedicate al sistema agrosilvopastorale (agricoltura, caseificazione, esbosco e segagione), all’artigianato (la bottega del calzolaio, del ramaio, del falegname, del sellaio, del tappezziere) e all’ambiente domestico rurale (la stua, la cucina)
Principio della segheria veneziana è il movimento simultaneo della lama della sega e del carro di avanzamento del tronco da segare
Il sentiero, che parte dal Piazzale del Legname del Comune di Fondo e termina a Regole di Malosco, mette in luce alcuni aspetti naturalistici di questa porzione di foresta
In una delle più ampie cantine della distilleria Villa de Varda, è allestita una ricca collezione di oggetti di cultura materiale che testimoniano le attività agricole praticate un tempo nelle aziende contadine dalla Piana Rotaliana
L’albergo, prospiciente il Santuario della Madonna di Caravaggio, è stato aperto nel 1883 da Carlo Tommasini e fino al 2002 ha accolto turisti e pellegrini in sosta sull’altipiano
In piazza San Giorgio ha sede l’ultimo caseificio turnario del Trentino: questo vuol dire che ogni caserada, ossia l’insieme dei prodotti lavorati in un giorno, è proprietà esclusiva di uno dei soci del caseificio, designato a turno
A Peio in passato c’erano quattro mulini tutti funzionanti ad acqua. Il Molìn dei Turi, situato al centro del paese, è oggi l’unico mulino visitabile
In cima alla val di Fassa, sul fondovalle sottostante l’abitato di Penìa, frazione di Canazei, questa piccola segheria di proprietà dell’Associazione Beni Usi Civici di Penìa, utilizza l’acqua dell’Avisio nella parte più elevata del suo corso, ai piedi della Marmolada
La nuova sezione del Museo Ladin de Fascia «L Malghier» è dedicata alle attività dell’allevamento e della caseificazione, presenti nella valle sin dalla preistoria e consolidatesi attraverso la pastorizia transumante, al punto di caratterizzare il sistema economico della Comunità di Fassa
Pochi, pochissimi sono nel Trentino i mulini ad acqua ancora superstiti, nonostante la loro imprescindibile importanza fino a un passato non lontano
Fondata il 22 aprile 1900 con approvazione da parte dell’I. R. Luogotenenza di Innsbruck, la Banda sociale di Pergine è uno degli 80 e passa corpi bandistici tuttora attivi nel Trentino, ciascuno con il proprio bagaglio di storia e tradizioni, fondato su una diffusa competenza popolare sulla musica scritta
Nato nel 1997 grazie all’attività di un gruppo di insegnanti della Scuola elementare, il Museo conserva e valorizza un cospicuo numero di interessanti materiali provenienti dalle scuole di Pergine e dintorni, ma anche dal resto del Trentino
A partire da una raccolta minuta di erbe medicinali da sempre ampiamente praticata in tutta la valle, nel laboratorio farmaceutico Foletto si realizzavano grandi quantità di preparati e prodotti, molti dei quali propriamente registrati
In questa piccola fucina è ancor oggi possibile in qualche occasione vedere i chiodaioli al lavoro intorno alla forgia e alle caratteristiche incudini a forma di «T», mentre da sottili vergelle di ferro producono le bròche, cioè i chiodi per rinforzare le suole di legno di zoccoli e scarpe
La risina di Cece è realizzata completamente in pietra. Si tratta di un canale in selciato largo circa un metro, delimitato da sponde che aumentano di altezza nei tratti in curva e in quelli esposti verso la valle per evitare che i tronchi fuoriuscissero
Il vecchio caseificio un tempo gestito secondo l’antico sistema turnario, che assegnava cioè «a turno» la caserada giornaliera a ciascuno degli allevatori suoi soci, è ora un museo dove sono esposti gli strumenti tradizionali della filiera casearia, che consentono la produzione di burro, formaggio e ricotta
Il mulino ha macinato grani fino agli anni ottanta del secolo scorso. Ha conservato integri gli apparati molitori: una macina e una molazza
La segheria dei Braghje è situata sulla destra orografica del torrente Rabbiés nell’abitato di Rabbi Fonti, a breve distanza dal vecchio stabilimento termale
Dopo aver lavorato nelle fucine di Vela e Trento, nel 1958 Pierino Navarini avvia a Ravina una propria attività di produzione di oggetti in rame, che porta avanti di pari passo con quella di appassionato collezionista, entrambe ereditate oggi dai figli
Sulla destra del Brenta, vicino alla Tor Tonda, sorge il mulino Angeli, di cui si ha notizia fin dal 1909. Rimodernato con l’introduzione di un congegno a cilindri, presenta due sistemi molitori
Il maestro del coro San Osvaldo, divenuto musicologo, ha raccolto una piccola collezione di strumenti musicali da tutti i cinque continenti, che certamente non sfigura in una valle dedita in maniera importante, come altre del Trentino, alla musica corale e di banda
Uno sguardo sul passato ancor prossimo, ma ormai del tutto svanito, della vita contadina di questo lembo lontano della valle di Non, che è detta anche Anaunia
Nei pressi del sentiero che collega Roveda a Falesina, il Kulturinstitut Bersntol/Istituto Culturale Mòcheno ha recuperato uno dei numerosi mulini attivi nella valle dei Mòcheni fino a qualche decennio fa
Bruno Caracristi, ex maresciallo dei Carabinieri di Rumo ora in pensione, in uno dei vòlti di casa ha sistemato una collezione di oggetti che documentano la vita tradizionale del passato
L’allestimento raccoglie una ricca collezione etnografica che arriva in gran parte dal polo opposto, quello settentrionale, del Parco Naturale Adamello-Brenta, e cioè dalla val di Non
Fondato nel 1968 da Giuseppe Šebesta nella sede dell’antica Prepositura Agostiniana di San Michele, è uno dei maggiori istituti italiani di conservazione etnografica
Come due antichi infaticabili canòpi, i gemelli Pallaoro percorrono da decenni tutto l’arco alpino alla ricerca delle vestigia dell’antica civiltà mineraria che ha percorso le Alpi fin dagli albori della loro antropizzazione
Il Museo è frutto del lavoro di ricerca del Circolo Culturale Stenico 80 “Giuseppe Zorzi” che negli anni novanta del Novecento ha iniziato una raccolta sistematica di fotografie d’epoca, cui è succeduta dal 2005 la raccolta di oggetti etnografici
Gino Sicheri (Bascher) ha dedicato molta parte del suo tempo libero alla raccolta di oggetti del lavoro e di cimeli e curiosità
La casa, al centro del paese, testimonia l’evoluzione dell’abitare contadino almeno degli ultimi due secoli. Abitata fino al 1991, nel 1998 è stata acquistata dal Comune di Peio per valorizzarla a fini museali
Attraverso percorsi recentemente recuperati, dall’abitato di Stombiano, dove è Casa Grazioli, si raggiunge Celentino, procedendo tra i prati e il bosco alla scoperta di luoghi di devozione e località significative del sistema agricolo tradizionale, attraverso stazioni opportunamente attrezzate con pannelli didascalici
Vero e proprio blasone della cultura regionale, il Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari, in occasione del 125° della Stazione di Taio in val di Non, con questo piccolo museo di antiche attrezzature antincendio ha voluto rappresentare con orgoglio la propria storia e la propria identità
La raccolta degli oggetti del lavoro contadino e artigiano avviata a Telve nel 1985 ha portato all’allestimento di un Museo che ha sede presso l’edificio della Biblioteca
L’ultimo museo etnografico nato nel Trentino si deve alla donazione effettuata da Tarcisio Trentin al Comune di Telve di Sopra
Interamente restaurata nei suoi macchinari, all’interno di un caseggiato anch’esso completamente rinnovato, la segheria veneziana è al centro di un interessante percorso didattico sui temi del legno e del bosco, che viene animato a cura degli operatori del Museo Civico di Rovereto, insieme alle guardie forestali del luogo
Nell’edificio della vecchia scuola elementare del paese, la locale associazione culturale ha realizzato alcune interessanti ricostruzioni d’ambiente
Il Museo Ladino di Fassa accoglie le collezioni etnografiche già collocate presso la sede dell’Istituto Culturale Ladino
La calcara di Vigolo Vattaro, ancora oggi perfettamente integra nella sua struttura a tolos, testimonia l’attività di produzione della calce così come veniva effettuata un tempo laddove vi fosse disponibilità di materia prima, ossia di calcare
La prima parte del sentiero corre lungo il rio dei Molini, un affluente dell’Avisio che forniva un tempo l’acqua per far girare le ruote di una ventina di opifici
Tra il fiume Adige, il torrente Avisio, il lago di Lases, il torrente Silla, tra piccoli borghi collinari, ai margini della città di Trento e all’ombra del rilievo del Monte Calisio, si è conservato nei secoli un altipiano boscato
L’Ecomuseo si estende sul territorio dei 6 comuni delle Giudicarie Esteriori e su quello di Tenno, tra le Dolomiti di Brenta e il Lago di Garda, nel Trentino sud-occidentale
L’antica giurisdizione di Castellalto comprende i territori dei comuni di Carzano, Telve, Telve di Sopra e Torcegno, situati sul versante meridionale della catena del Lagorai, tra il corso dei torrenti Ceggio e Maso, nella media Valsugana
L’Ecomuseo del Tesino comprende il territorio dei comuni di Castello Tesino, Pieve Tesino e Cinte Tesino nel Trentino sud-orientale
L’Ecomuseo coincide nella sua estensione con la Val di Peio, che si trova nell’estremo angolo nord-occidentale del Trentino, al confine con la Lombardia e l’Alto Adige, e si addentra profondamente nel Gruppo dell’Ortles-Cevedale tanto da poter essere considerata una delle zone a più elevata altimetria di tutta la Provincia
Nel Vanoi l’Ecomuseo ha organizzato i siti a partire dall’individuazione di 7 temi: l’acqua, il legno, l’erba, la pietra, il sacro, la mobilità, la guerra
L’Ecomuseo della Valsugana – Dalle sorgenti di Rava al Brenta, comprende il territorio dei comuni di Bieno, Ivano Fracena, Ospedaletto, Samone, Scurelle, Spera, Strigno e Villa Agnedo, alle porte del Lagorai, nella Valsugana orientale
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